L’azienda si chiama La Sallentina. La scelta del nome non è stata facile: siamo un’azienda giovane che non si identificava con un prodotto specifico, pertanto abbiamo guardato alla storia, non solo nostra ma anche del territorio in cui viviamo. A pochi chilometri dai nostri terreni si possono ancora intravedere le carreggiate della Via Sallentina che venivano percorse in età messapica da carri e viandanti ancor prima dell’arrivo dei romani. La Via Sallentina, che collegava Taranto a Santa Maria di Leuca e Otranto, è difatti una prosecuzione della più famosa Via Appia. Inoltre i nostri terreni ricadono nell’agro di Nardò, nella terra d’Arneo, culla di lotte contadine negli anni ’50 del 1900.
Siamo nel Salento, conosciuto per il suo bel mare Ionio. I nostri terreni sono a pochi chilometri dalle rinomate spiagge di Porto Cesareo. La campagna salentina è costellata da ettari ed ettari di ulivi ed è disseminata di piccoli arbusti sempreverdi tipici della macchia mediterranea (mirto, corbezzolo), fichi e fichi d’india, carrubi, mandorli e altri alberi da frutto o alberi ad alto fusto (eucalipti, querce). Ci sono anche molte erbe spontanee: fiori che sono anche eduli e verdure selvatiche che si raccolgono nei campi (soprattutto dall’autunno alla primavera) e si consumano tutt’oggi in un tipico pasto salentino (fave e cicorie, foglie selvatiche miste, paparine, asparagi selvatici ecc. …).
Attorno a noi abbiamo uliveti (alcuni stanno meglio ed altri peggio) e terreni che da decenni sono di proprietà di pastori per far pascolare le loro greggi. Possediamo circa 6 ettari di uliveto di varietà locali (Cellina di Nardò e Ogliarola Leccese) i cui alberi però sono in evidente stato di sofferenza (causa Xylella), un piccolo frutteto misto di fichi, albicocchi, susini, mandorli e un orto misto di stagione. Favoriamo la biodiversità e gli insetti utili lasciando aree incolte (anche a ridosso dei nostri muretti a secco) perché le erbe spontanee possano continuare ad esistere e a riprodursi oltre che a dar nutrimento e riparo agli insetti (e altri piccoli animali quali lucertole, rospi, serpenti, volpi, falchi, upupa ecc.). Puntiamo sulle varietà orticole locali che ben si adattano a clima e territorio, come ad esempio il fagiolino dall’occhio nero, il peperone cornetto, il pomodoro giallo d’inverno, la cima di rapa e la cicoria di Galatina a seconda della stagione, conservandone i semi di anno in anno. Molte delle varietà in campo sono da seme non ibrido e ogni anno ci dilettiamo in sperimentazioni per capire su quali varietà puntare e da lì iniziare a conservarne i semi.
L’acqua per l’irrigazione dei nostri campi proviene da una falda acquifera sotterranea accessibile attraverso un pozzo artesiano autorizzato e pertanto sottoposto ad analisi periodiche. Abbiamo anche una piccola vasca di accumulo dell’acqua piovana sopra il tetto di un locale agricolo. Nei campi usiamo il sistema di irrigazione a goccia per cercare di ridurre al minimo il consumo idrico senza compromettere il benessere delle piante. Il consumo varia molto in base alla coltura peró va dai circa 130 L nelle orticole a qualche migliaio nelle piante arboree. Abbiamo in progetto la realizzazione di un nuovo capannone agricolo e di una nuova vasca di accumulo per il recupero dell’acqua piovana che verrebbe appunto raccolta anche dal tetto del futuro capannone. Noi al momento non abbiamo ancora un impianto fotovoltaico, ma la sua realizzazione rientra nel nostro progetto aziendale multi-funzionale.
Sin dalla costituzione della nostra azienda (2016) abbiamo aderito al sistema di controllo biologico certificato da ICEA. Oltre a fare ciò, adottiamo alcune buone pratiche che provengono dall’agricoltura rigenerativa e biodinamica.
L’erba, così come le essenze seminate, vengono trinciate e poi interrate tramite un ripuntatore che arieggia il terreno. Nel caso delle erbe infestanti, utilizziamo il telo pacciamante in materiale compostabile sui filari ed esercitiamo l’erpicatura manuale o meccanica. Per la concimazione dei terreni abbiamo prodotto e sperimentato l’utilizzo in campo di preparati e concimi biologici "fatti in casa" con l'uso di lettiera di bosco, lievito, letame, cenere e crusca ecc. Si tratta di autoproduzione a tutti gli effetti di preparati secondo il metodo Bokashi (fermentazione a caldo).
In azienda lavoriamo in tre persone in modo fisso. Io, in quanto titolare dell’azienda, sono coinvolta a tempo pieno. Da qualche mese mi affiancano Ludovica e Paola, due giovani donne originarie di due paesi limitrofi ai nostri campi. Ad oggi, ogni anno, ho avuto una nuova squadra nei periodi in cui c’è maggiore lavoro, poiché non è facile continuare a collaborare nel lungo periodo con lavoratori occasionali (diverse aspirazioni, impegni con la famiglia….). Tutti i miei collaboratori, sia quelli fissi che gli stagionali, hanno un contratto che rispetta la normativa vigente.
Ogni anno trasformiamo una parte dei prodotti freschi in conserve: i pomodorini datterino, fiaschetto e giallo d’inverno da serbo diventano passata di pomodoro, mentre il datterino viene semiseccato in forno e poi messo sott’olio evo.
I resti di potatura possono essere trinciati in campo, così come al termine di una coltura stagionale e, una volta tolto l’impianto di irrigazione, trinciamo le piante orticole. Abbiamo una zona di compostaggio dove stocchiamo eventuali scarti o prodotti che, ad esempio, sono stati rovinati dalle gazze e si sono deteriorati in campo.