Júlia era il nome di mia nonna materna, una persona che, nonostante sia stato con lei per meno tempo di quanto avrei voluto, ha segnato molto la mia vita, la mia passione per la gastronomia e il cibo in buona compagnia. Questo bel ricordo è ciò che ha spinto me e mio fratello a ribattezzare questa azienda olivicola "Campillo de Júlia", precedentemente nota come Masía del Campillo.
Il 24 gennaio 2020, dopo aver passato un po' di tempo alla ricerca di un terreno per piantare ulivi, abbiamo preso in mano le redini di un uliveto con più di 500 anni di storia. È un'azienda agricola di 116 ettari situata nel comune di Jérica (Castellón), che confina a sud con il bacino idrico del Regajo e a nord con il Parco Naturale della Sierra de Espadán.
Parlando con le persone della zona e facendo alcune ricerche, man mano stiamo scoprendo fatti interessanti sulla storia di questa antica fattoria. A partire dal XVI secolo il Campillo de Julia ospitò un monastero di monaci, fu una locanda e negli ultimi decenni del secolo scorso diventò un allevamento di vacche. Una delle cose che ci ha emozionato di più è che attualmente è sul tragitto del Cammino di Santiago, quello che parte da Sagunto, quindi stiamo riabilitando la struttura in pietra per trasformarla in una locanda per i pellegrini o per i CrowdFarmer che hanno adottato un ulivo e vogliono venire a trovarci.
Da quando l'abbiamo acquistata all'inizio del 2020, non abbiamo smesso di lavorare e l'azienda ha già un aspetto diverso. In questo breve lasso di tempo abbiamo riabilitato una stalla per farci dormire le 400 pecore che vivono nella fattoria; abbiamo costruito una compostiera dove possiamo produrre il nostro compost biologico per gli ulivi; infine, abbiamo comprato un trattore con gli attrezzi per potare gli ulivi e scaricare il letame.
A livello economico siamo riusciti ad acquistare questa azienda olivicola dopo 10 anni di produzione, raccolta e vendita di arance. In questi 10 anni ci sono state annate brutte, buone e normali; c'è da dire che siamo stati fortunati ad avere le annate peggiori, a livello di raccolto, al principio. Per vivere di agricoltura è obbligatorio sviluppare la capacità di risparmiare, soprattutto quando si ha un buon raccolto e si tende a pensare di stare meglio di quanto si stia effettivamente: guardandosi indietro infatti capita spesso che le brutte annate si rivelano essere non così brutte e quelle buone non sono così buone.
La prossima grande sfida per il 2022 è la costruzione del frantoio per produrre il nostro olio: è la parte più complessa e a cui stiamo pensando da più tempo. Riutilizzeremo un capannone abbandonato che faceva parte dell'uliveto quando lo abbiamo acquistato e dove in precedenza c'erano dei bovini. Non sarà il più grande frantoio del mondo, né quello con le macchine più moderne, ma cercheremo di renderlo più sostenibile dal punto di vista dei materiali che utilizzeremo per costruirlo, della fonte di energia (solare) e della seconda vita che daremo ai rifiuti che genera (sansa di olive per fare il compost e noccioli per riscaldare gli impianti).